Ave Cesare! - Atto V

[Narratore Montecristo] - Agite pro viribus

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  1. Azeot
     
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    << Vi ringrazio >> Rispose semplicemente Tito.
    Cinque legioni. Nulla di troppo strano, se non fosse che si trovavano in un territorio ostile e dimenticato dagli Dei, con bande di predoni nelle retrovie. Come sperassero di lanciare una campagna contro i barbari quando le linee di approvvigionamento rischiavano di venire tagliate in qualunque momento, Tito non lo sapeva; i risultati si erano visti, ed ora da cinque le legioni erano diventate quattro.
    La situazione sarebbe diventata piu' chiara una volta che avessero raggiunsto questa Suenet, sperava, ma per il momento c'era poco da fare se non aspettare e riprendersi.
    Tito si congedo' dal centurione e trovo' Septimus e Valeria, a cui spiego' la situazione. Conveniva approfittare dell'ospitalita' della guarnigione ed aspettare la prossima carovana per Suenet, che sarebbe passata tempo qualche giorno.
    In ogni caso, non era appropriato che Valeria dormisse nella caserma; Tito si offi' di lasciarle le stanze dei legati, lui e Septimus avrebbero trovato dei posti liberi e dormito con il resto dei soldati.
     
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    Septimus ascoltò l'equites con l'attenzione che gli era dovuta e si trovò d'accordo con lui su tutta la linea, come spesso accadeva. Non restava altro che attendere pazientemente che arrivasse la carovana che li avrebbe portati a Suenet.
     
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    I sopravvissuti si godettero quei giorni di ozio. Akhmim era una piccola cittadina, tranquilla, in cui ritemprarsi dagli avvenimenti degli ultimi tempi. Le figure stanche ed emaciate stavano lentamente sparendo.
    Le giornate prevedevano qualche ora di addestramento, il cui scopo evidente era mantenere la disciplina e tenere in esercizio la guarnigione locale.
    C’era un solo lupanare in quella cittadina e nemmeno troppo grande.
    Anche le taverne scarseggiavano, solo due.
    Regnava un ‘atmosfera generale rilassata e pacifica, placida, come lo scorrere del grande fiume.
    Quella piacevole monotonia ed ozio venne interrotto dall’arrivo dei rifornimenti per Suenet. Cinque giorni erano trascorsi dal colloquio con il centurione. Cinque giorni dove sembrava di essere in un altro mondo.
    Le navi arrivarono al porto e subito tutta la cittadina cambio’ stato, con un frenetico via vai per scaricare materiali, animali e uomini.
    Tre navi erano attraccate e altrettante aspettavano il loro turno.
    Gli uomini erano truppe ausiliarie provenienti da ogni dove dell’Impero, persino qualche Britanno.
    Il centurione dirigeva le operazioni in maniera efficiente e consumata. in metà giornata le prime tre navi erano sgombre e iniziarono le operazioni delle rimanenti.
    Al termine della giornata la caserma era pinea .
    L’indomani mattina la carovana era pronta per partire per Suenet. Titus e gli altri quattro si erano aggregati.
    Ci vollero due giorni per arrivare a destinazione.
    Suenet era completamente diversa da come se l’aspettavano: era un’enorme caserma fortificata lontana dal deserto, in quella zona dove la savana si approcciava alla giungla.
    Le nuove truppe vennero smistate appena giunte. Titus, Septimus, Valeria e Wulfhad vennero invece dirottati verso gli alloggi del legato a capo delle forze ivi disposte.
    I quattro dovettero fare anticamera prima di essere ammessi, fermi sotto il soel cociente per diverso tempo.
    Il legato si chiamava Marco Aulo Albino. L’uomo fissò a lungo i quattro. Aveva uno sguardo severo, la mascella era serrata. Le mani giunte sul tavolo.
    < Dunque, chi siete voi >, infine domando’.
     
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  4. Azeot
     
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    Una piccola effige di lego rozzamente intagliato era stata appesa al recinto. Passata la curiosita', Batradz aveva smesso di annusarla e guardava ora l'uomo che, su un ginocchio, stava recitando delle parole il cui significato era stato tramandato da padre in figlio da generazioni.

    Magna Mater, regina forti
    magistram epon ueidonti marcacon
    gutus nertomaros tuos radit in surpritiia
    briga magna beretor in sanguine tuei
    uoretes silon tuon cum deruolami.

    Finita la preghiera l'uomo rimase in in contemplazione per qualche istante, poi riprese in mano la lanterna ed usci' fuori dalla stalla, assaporando la fresca aria notturna con serenita'.

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    Qualche giorno dopo...
    << Titus Verginius Rufus, della guardia a cavallo dell'Imperatore. Questi sono Valeria Sabina, Caius Septimus e Vulfrico l'Illirico. >> Li presento' Tito, dopo il saluto militare. << Eravamo assegnati alla legione XXI Rapax, con ordine di raggiungere Suenet. >>
     
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    Il legato guardo’ ostentamente Titus negli occhi.
    < XXI Rapax, la legione perduta… >, disse per poi rimanere in silenzio e fissare i quattro uno alla volta.
    < Si pensava che dopo Teutoburgo certe cose non sarebbero piu’ successe…
    Ai tempi di Scipione i sopravvissuti di sconfitte venivano confinati in Sicilia, a presidiare e lontano dalla battaglia, che non avevano saputo vincere
    >, riprese per poi tornare a tacere.
    il tempo passava.
    < Cosa dovrei farci con voi? >
     
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  6. Azeot
     
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    << Con il dovuto rispetto, non c'è stata una battaglia. Solamente degli uomini condotti su sentieri infidi da guide inaffidabili che da un momento all'altro si sono ritrovati morti o in prigionia. Il come sia potuto succedere ad una intera legione mi elude, ma ormai è tardi per chiederlo al Legato, e di certo la dinamica di quella notte non è chiara a nessuno dei presenti. >> Raccontò in maniera succinta quello che sapeva di quella notte, seguendo con la loro prigionia e fuga.
    << Rimane il fatto che ci siamo fatti strada fuori dal carcere passando sui corpi degli assalitori e oltre il deserto per settimane, fino a giungere qui. Quello che questi soldati hanno fatto... >> Disse, aprendo un braccio ad indicare i suoi tre compagni dietro di lui. << ... è nulla di meno che eroico, del genere di tenacia e forza che ho visto esercitare dai migliori nella campagna di Dacia. >>
     
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    "Pezzo di idiota, non lo vede che NON siamo legionari? Tutti uguali questi ufficiali dell'esercito: hanno la merda al posto del cervello" Pensò Septimus, ma se lo tenne per sé.
     
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    Il legato osservo Titus poi disse:< Se sia eroico lo devo decidere io.
    Per adesso il giudizio e' sospeso,
    Trovatevi un posto per dormire.
    Poi vedro' che fare di voi.
    >
     
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  9. Azeot
     
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    Poteva andare peggio, penso' Tito.
    Senza aggiungere altro, si congedo' con un rispettoso saluto militare e, se nessuno degli altri aveva altro da aggiungere, usci' dalla stanza e dagli alloggi. Meglio non parlare finche' non fossero stati in un luogo fuori dalla portata del legato.
     
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    Septimus seguì Titus. Dall'espressione a dir poco rabbuiata dell'equites era chiaro che volesse sfogarsi, anche se purtroppo non c'era molto da fare per cambiare la situazione. Per esperienza sapeva che con gli alti ufficiali dell'esercito era difficile ragionare. Ad ogni modo tirare fuori il veleno avrebbe fatto bene a tutti e anche a ricompattare il gruppo, se pure ce ne fosse stato bisogno.
     
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    Romana trasferita nel Freddo Nord

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    Il Legato voleva sbarazzarsi di loro alla svelta, invece di rallegrarsi che ci fosse qualche sopravvissuto. Valeria rimase in rispettoso silenzio in modo da non infastidire più del necessario il Legato e seguì Tito e Septimus fuori dopo essersi congedata con un piccolo inchino elegante.
    "Il Legato vede in noi la sconfitta e ritiene giusto trattarci come semplici perdenti." Sussurrò ai suoi compagni con la solita voce calma.
    "Non sa che farne di noi, gli ricordiamo un fallimento e non sembra interessato alle nostre disavventure in terra ostile."
    Un vero peccato perché le loro annotazioni ed i loro ricordi forse sarebbero stati d'aiuto per affrontare altre campagne militari senza commettere gli stessi errori della Legione Perduta.
     
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  12. Azeot
     
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    << Temo che quanto dici sia vero, ma il suo sprezzo non è l'unica cosa da cui dobbiamo guardarci. Questa campagna si svolge ai confini più remoti della provincia d'Egitto, eppure i predoni vagano liberamente fra le linee di approvvigionamento abbastanza forti da attaccare intere legioni, nessuno viene inviato a cercare per eventuali sopravvissuti, non vi sono strade, le informazioni sono poche anche fra gli ufficiali se non fra le più alte cariche. Qualcuno sta gestendo le forze di Roma come se la guerra fosse un gioco e presto inizierà la caccia al capro espiatorio. >> Disse Tito a denti stretti. << A questo punto il buonsenso vuole che cerchiamo di passare quanto più possibile inosservati, sperando che il Legato o chi per lui non decida di usarci per deflettere l'attenzione dal suo operato quando le cose andranno inevitabilmente male. >>
     
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    Titus ovviamente aveva ragione. Era importante sganciarsi il prima possibile, per non fare la fine del vitello sacrificale.
    - Prendiamo le bestie, quanti più viveri possiamo e scuotiamo la polvere dai nostri calzari, come dicono gli ebrei. Anche all'alba senza farci notare, seguiamo la pista per Alessandria e prendiamo la prima galea per il nord. Ho sentito dire che nei mari all'estremo nord c'è grande ricchezza di ambra che piace molto ai patrizi romani. I carichi sono molto preziosi e sicuramente ci sarà bisogno di scorte che saranno sicuramente ben pagate, visto che da quelle parti i predoni sono particolarmente agguerriti. -
     
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  14. Azeot
     
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    Per la prima volta Tito sembro' arrabbiarsi. Per un attimo gli occhi si strinsero ed i lineamenti si fecero duri con ira; ma fu solamente, appunto, un attimo. Il romano ritrovo' la sua gravitas e rispose a Septimus gentilmente, con una punta di stanchezza nella voce:
    << Septimus... >> Una breve pausa. << ... Amico mio. Comprendo le tue parole e per esse non ti giudico, non dopo aver visto il tuo valore, grazie al quale siamo giunti fin qui. Se questa e' la strada che vorrai percorrere, avrai il mio supporto fino al momento in cui metterai piede fuori da questo campo. Ma non potrei seguirti. >>
    La gentilezza venne messa da parte. Tito si tiro' su piu' dritto, le spalle piu' alte e quadrate, un tono deciso scolpito in ogni parola e nello sguardo. << Quale che sia la situazione, qualunque difficolta' occorra, non mi ritirero'. Non ho intenzione di infangare l'onore della gens Verginia, dei miei antenati che furono pilastri della Repubblica, del padre di mio nonno che rifiuto' l'ascesa alla Porpora per amore di Roma, di MIO padre che mi educo' in coraggio, onore e sacrificio. Ne' Legato ne' Principe potra' farmi rinunciare ai valori secondo cui la vita va vissuta. >>
    << Rimarro' qui e tornero' a Roma vittorioso, o non ci ritornero' affatto. >>
     
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    Septimus guardò il tribuno come fosse la prima volta. Dopo le disavventure che avevano passato insieme, dopo aver condiviso l'umiliazione della sporcizia e della merda in quella fetida cella, alla fine tornava fuori lo spirito dell'onore romano, che troppe volte aveva visto tradire con grande facilità. Mosse in lui un sentimento misto ad ammirazione e tenerezza. I sentimenti che di solito si tributano ad un amico.
    - Mi sento onorato dal sentire chiamarmi amico da te e probabilmente non me lo merito. Comprendo, anche se non condivido, i tuoi sentimenti nei confronti di Roma dalla quale io stesso sono stato tradito e nel peggiore dei modi, nonostante abbia dato tutto per la sua gloria e la sua grandezza. La mia fiducia e la mia fedeltà da troppo tempo ormai sono riposte solo in queste - Disse appoggiando le mani sulle else delle sue machaerae - Ma c'è qualcosa che ho imparato dai miei compagni del Ludus Magnus e dai miei commilitoni durante la campagna di Dacia: un amico non si abbandona mai ed è per questo che ti seguirò ovunque tu vada. Io sono un reietto di Roma e la gloria non mi potrà più appartenere, ma non permetterò che un giorno si dica che Septimus del Ludus Magnus ha perduto l'onore tradendo un amico. - Detto questo porse la mano aperta verso Titus per potergli afferrare l'avambraccio nel tipico saluto legionario.

    Edited by Daerred - 18/2/2018, 15:56
     
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324 replies since 11/10/2016, 12:05   3361 views
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