- Group
- Member
- Posts
- 1,505
- Location
- Last safe city on Earth
- Status
- Offline
|
|
C'è qualcuno tra voi che ha studiato filosofia per caso? Martedì ho un quodlibet di filosofia, una specie di dibattito tra noi studenti in cui dobbiamo portare argomentazioni di filosofi riguardo appunto la giustizia della guerra o meno. Il problema è che il mio prof è stato abbastanza vago sull'argomento. Anzi, ci ha fornito solo il tema e in parole povere ci ha detto di arrangiarci. Se non ho capito male la nostra idea non è fondamentale, lo scopo è quello di controbattere il relatore senza sapere quali fonti citerà... Qualcuno mi sa fornire qualche indicazione o suggerimento? Grazie
Questo è ciò che ho trovato finora: CITAZIONE Carl Schmitt: «tutte le questioni importanti dell'ordinamento giuridico internazionale finiscono per convergere sul concetto di guerra giusta» allora il mezzo essenziale per comprendere le mutazioni del concetto di 'guerra' e la riemersione dell'idea di guerra giusta è costituito dalla rappresentazione, o meglio, dalla qualificazione del nemico. Stefano Bernini: «Sebbene l'espressione filosofia della guerra sia in circolazione da vari decenni presso chi si occupa di guerra non solo da un punto di vista strettamente tecnico-militare, di fatto non c’è stata una istituzionalizzazione, come è avvenuto per la filosofia della scienza, del linguaggio, della storia. La filosofia della guerra sembra esistere soltanto in via ufficiosa» Eraclito, considera la guerra elemento necessario per la pace poiché egli è convinto che l'armonia, l'ordine e la stabilità del mondo si basino sull'equilibrio degli opposti senza i quali neppure esisterebbero gli esseri. È pura illusione pensare ad una condizione umana vissuta in un'eterna pace, questa c'è perché vi è anche la guerra che simboleggia nel suo pensiero la fonte di ogni realtà: «Polemos (guerra), è di tutte le cose padre, di tutte re, e gli uni rivela dei e gli altri uomini, gli uni fa schiavi e gli altri liberi». Il significato metafisico della guerra si accompagna nell'aristocratico Eraclito alla convinzione che la guerra crei anche un ordine sociale dove gli schiavi sono gli sconfitti dagli uomini forti, vincitori consapevoli del logos, dell'ordine razionale fondato sui contrari. Dalla guerra quindi si genera una società gerarchicamente ordinata e giusta poiché «bisogna sapere che, essendo la guerra comune, anche la giustizia è contesa, e tutto nasce secondo contesa e necessità» Platone: «Quella che la maggior parte degli uomini chiamano pace non è nient'altro che un nome, ma nella realtà delle cose, per forza di natura, c'è sempre una guerra, se pur non dichiarata di tutti gli stati contro tutti... È giusto perciò che lo stato di buona costituzione sia amministrato e organizzato in modo da vincere in guerra tutti gli altri, e tutto il costume la vita pubblica e privata devono essere in funzione della guerra.» Sant’ Agostino: «Fare la guerra è una felicità per i malvagi, ma per i buoni una necessità... è ingiusta la guerra fatta contro popoli inoffensivi, per desiderio di nuocere, per sete di potere, per ingrandire un impero, per ottenere ricchezze e acquistare gloria. In tutti questi casi la guerra va considerata un brigantaggio in grande stile» Voltaire: «La carestia, la peste e la guerra sono i tre ingredienti più famosi di questo mondo [...] Questi due regali [carestia e peste] ci vengono dalla Provvidenza» la guerra, dalle lotte di religione e dalle stolte pretese dinastiche dei principi. Hegel, «Senza le guerre la storia registra solo pagine bianche», ossia le guerre promuovono il cambiamento e lo sviluppo progressivo della storia. La guerra non è da considerare né come male assoluto né come un'accidentalità meramente esterna, ma è lo strumento con cui i diversi spiriti dei popoli realizzano la missione che l'Assoluto ha a loro affidato: la fiaccola della civiltà conquistata con la guerra passerà quindi da un popolo ad un altro migliore di lui. Il 99% si Wikipedia
|
|