Beren e Lúthien

J.R.R. Tolkien (o sarebbe meglio dire Christopher?) - 4 Maggio 2017

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    Una raccolta delle varie versioni del racconto di Beren e Lúthien sarà pubblicata il prossimo anno da HarperCollins. Curata da Christopher Tolkien e illustrata da Alan Lee, Beren e Lúthien porterà alla luce il materiale sparso nei 12 volumi della History of Middle Earth. La prima versione di questo racconto risale al 1917, quando Beren era un Elfo e non un Umano e Sauron era un gatto malvagio. Durante tutta la sua vita, Tolkien ha riscritto questa fantastica storia, ispirandosi alla moglie Edith mentre ballava nell’East Yorkshire immersa nella natura. Tale evento ha segnato la vita di Tolkien, che è riuscito a creare uno dei più bei racconti mai visti, facendo incontrare l’immortale Lúthien con il mortale Beren.
     
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    Immagino che il libro contenga tutte le versioni della storia di Beren e Lúthien, giusto?
     
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  3. Deya
     
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    Sì, in teoria è una raccolta...
    Personalmente vedo Christopher un malato di soldi che gira e rigira le opere del padre...
     
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    CITAZIONE (Deya @ 21/10/2016, 10:42) 
    Sì, in teoria è una raccolta...
    Personalmente vedo Christopher un malato di soldi che gira e rigira le opere del padre...

    Proprio assolutamente no. Mi dispiace ma leggere che Christopher Tolkien è malato di soldi è un’offesa a qualsiasi onestà intellettuale. Un uomo che si è battuto per l’integrità del padre non è malato di soldi, un uomo che ha combattuto contro Warner Bros, Peter Jackson e l’industria cinematografica americana per cercare di riprendere i diritti delle opere del padre non è affatto malato di soldi. Un uomo che con umiltà ha svolto la sua carriera da scrittore senza mai e poi mai presentarsi come “il figlio di Tolkien” per vendere i suoi libri non è affamato di soldi.
    Un uomo che, invece, ha lottato per riaffermare la qualità artistica e intellettuale delle opere del padre dovrebbe essere un esempio per chiunque si trovi a gestire un’eredità importantissima come quella di Tolkien, scrittore e, soprattutto, accademico. Forse in Italia non si sa, o forse in Italia si pensa che Tolkien abbia soltanto scritto Il Signore degli Anelli, ma grazie a Christopher Tolkien si è riscoperto un Tolkien accademico che fino ad una ventina di anni fa era impossibile da conoscere. Il figlio di Tolkien ha creato la Tolkien Estate, ha saputo raccogliere intorno a sé studiosi di fama mondiale, e le pubblicazioni degli ultimi anni lo confermano. A Secret Vice, The Fall of Arthur, The Story of Kullervo sono soltanto la punta dell’iceberg degli studi e della filologia che Christphoer Tolkien ha permesso di fare delle opere del padre. Negli ultimi anni, grazie all’impegno di C.T. si sta riuscendo pian piano a far conoscere al pubblico un Tolkien che non si è limitato ad Arda e che anzi è stato un brillante accademico. Ovviamente chi non ha studiato o non è appassionato di Old English non può saperlo, ma se si parla di elegia anglosassone, Tolkien rimane tuttora un accademico di riferimento, e questo è ciò che il figlio vuole far conoscere del padre, questo è ciò per cui Cristopher Tolkien e la Tolkien Estate si battono. Affermare che sia malato di soldi è qualcosa di molto grave, forse si parla in questo modo perché in realtà non si conosce il vero Tolkien, padre e figlio, si pensa ai romanzi, si pensa al fantasy, ma Tolkien era lontanissimo da qualsivoglia fantasy.
    Il Silmarillion, per citare una delle prima fatiche di Christopher, è stato pubblicato grazie a lui, è lui che ha lavorato anni cercando di rimettere insieme le lettere e gli appunti del padre, dando un’organizzazione al lavoro di Tolkien. Le Letters sono state rese pubbliche da lui e tradotte e riadattate in modo quasi pessimo nella Realtà in Trasparenza, e ancora oggi quelle Letters rappresentano il simbolo più grande del Tolkien uomo, base di moltissime biografie come quella di Carpenter, per citarne soltanto una. La History of Middle Earth, che spero non verrà mai tradotta in Italiano, è un’enciclopedia di 12 volumi che il figlio di Tolkien ha curato, non per soldi e non per fama, né per sfruttare il nome del padre, ma perché ha voluto che si conoscesse ogni ombra, ogni errore, ogni ripensamento e tutta la filologia d’autore dietro ad un uomo e ad un padre, dando le basi a studiosi come Verlyn Flieger. Affermare che Christopher sia greedy, malato di soldi è un’affermazione totalmente fuori luogo, perché Tolkien non è l’icona pop che Peter Jackson ha dato in pasto al mondo, ma è un Professore, uno Scrittore, e non è un caso che abbia usato la lettera maiuscola.
    Pubblicare un libro come questo può essere inutile per chi ha avuto voglia di studiare Tolkien in Inglese, per chi ha già letto la History of Middle Earth, ma può invece essere una risorsa utilissima per chi, non conoscendo l’Inglese, si deve limitare ad esplorare il mondo di Tolkien grazie a questi tasselli, che portano in un’opera unica tratti della grande enciclopedia che è la History of Middle Earth e dell’opera di J.R.R. Tolkien.
    Comunque, questo libro non sarà una "semplice raccolta", e questo è un altro punto a favore per Chrisopher Tolkien :)
     
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  5. Deya
     
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    Mi permetto di dissentire, è stato proprio Christopher a vendere i diritti a Peter Jackson; poi si è giustamente lagnato degli introiti e della fama raggiunta grazie ad un film, devo dire, molto ben fatto.
    Parlo di fama ma ovviamente sono concorde con chiunque dica che The Lord of The Rings e The Silmarillion siano opere stupefacenti e senza alcun dubbio i fondamenti sui quali si basano tutti i fantasy, Sacre Bibbie per intenderci, le quali anche senza la trasposizione cinematografica avrebbero comunque fatto la storia della letteratura fantasy o "mitica" in ogni senso.
    Dal mio canto ho letto svariate opere di Tolkien, il fatto che il Silmarillion sia stato pubblicato da Christopher e non da Tolkien stesso è puramente per motivi di tempistiche.
    Mi spiace ma non sono un'esperta di Old English literature, quindi come fai ben intendere faccio parte della stregua di ignoranti che si limitano a leggere quanto viene tradotto in italiano se non per qualche eccezione come il signore degli anelli ed il silmarillion in inglese. Probabilmente tu da come ne parli sei nettamente più esperto.
    Ho seguito alcune interviste di Christopher e non mi è piaciuto in maniera particolare, forse il fatto che viva del riflesso di suo padre mi ha infastidita e questo mi ha portata ad intendere che sia "un malato di soldi". Il fatto che tu lo reputi grave come parere è perchè giustamente lo vedi con altri occhi.
    Tolkien era un professore amante della letteratura, per nulla al mondo ho pensato che non avesse altri manoscritti o poemi nascosti ed il fatto che suo figlio abbia cercato e cerchi di riesumare e sistemare le opere del padre è davvero onorevole ed ammirevole tuttavia questo non cambia l'idea che io ho di lui.

    CITAZIONE
    Proprio assolutamente no. Mi dispiace ma leggere che Christopher Tolkien è malato di soldi è un’offesa a qualsiasi onestà intellettuale. Un uomo che si è battuto per l’integrità del padre non è malato di soldi, un uomo che ha combattuto contro Warner Bros, Peter Jackson e l’industria cinematografica americana per cercare di riprendere i diritti delle opere del padre non è affatto malato di soldi. Un uomo che con umiltà ha svolto la sua carriera da scrittore senza mai e poi mai presentarsi come “il figlio di Tolkien” per vendere i suoi libri non è affamato di soldi.

    1 - "Non si è mai presentato come il figlio di Tolkien" mi sembra un'affermazione assolutamente errata. Non ha mai usato altri nomi per presentarsi o per presentare le opere del padre, quindi si è sempre e solo presentato come IL figlio di Tolkien. Se vuoi dirmi che è l'unico dei 4 figli che si è preso la briga di sistemare carte e appassionarsi alle idee del padre allora ti dico di si, è vero.
    2 - Hai mai pensato che J R R non volesse che gli altri suoi poemi/manoscritti/idee venissero alla luce?(a parte quelli già pubblicati si intende)
    3 - Sinceramente credo che Christopher abbia fatto la cosa più semplice, percorrere le orme del padre e tirar fuori dall'armadio tutto quello che c'era da tirar fuori e che ci sta ancora tirando, lo ringrazio per il lavoro che ha svolto anche se non so se lo abbia fatto per sè stesso, il padre o per il popolo e la letteratura. Non ho dubbi che sia per tutti e 3.

    Edited by Deya - 21/10/2016, 13:57
     
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    Ho capito qual è il problema di fondo! :P
    Prima, però, una premessa: non sono un esperto di Old English, ho seguito sì corsi universitari ma non ho mai realmente studiato la materia come uno che ce l’ha nel curriculum, assecondando solamente una mia passione. Lo stesso con Tolkien: seguo le vicende degli studiosi e leggo le loro opere in Inglese quando vengono pubblicate, mi interesso dell'Associazione Italiana Studi Tolkeniani ma non ne sono membro attivo, quindi non voglio fare la figura del saccente :D
    Detto questo, però, ci sono dei problemi di fondo, o meglio delle notizie che ti sono giunte in modo errato, probabilmente perché i media molte volte hanno trattato la questione con leggerezza. Procedo in ordine:
    1. Christopher Tolkien ha venduto i diritti alla Warner Bros: Erratissimo! Fu Tolkien, J.R.R. che negli anni 60 fu costretto a vendere i diritti della sua opera perché in vista della sua pensione aveva paura di non riuscire a mantenere la sua famiglia.
    2. Christopher Tolkien si lagnò degli introiti: Erratissimo! Il figlio di Tolkien fece causa alla Warner Bros non per i soldi, ma perché questi stavano rovinando l’immagine del padre. Ciò che fece scattare la scintilla fu una macchina da gioco a Las Vegas intitolata a Tolkien e creata grazie ai diritti della Warner Bros, nonché le troppe libertà prese con Lo Hobbit. Fu soltanto l’offesa all’immagine del padre che convinse i figli, e non solo Christopher, a fare causa contro lo sfruttamento inutile e offensivo dell’opera e della figura del padre.
    3. La questione Silmarillion fu solo una questione di tempo: Erratissimo! J.R.R. Tolkien non avrebbe mai potuto pubblicare il Silmarillion perché…non esisteva. Fu il lavoro meticoloso svolto da Christopher studiando le lettere del padre che gli permise di creare un’opera straordinaria come il Silmarillion, Tolkien non avrebbe mai potuto, era ormai troppo stanco per un lavoro così impegnativo e meticoloso. Il pover’uomo doveva anche pensare a sé e alla moglie, nelle spiagge inglese di Bournemouth, dove morì :P
    4. Tolkien non avrebbe voluto che le sue opere continuassero ad essere pubblicate: Altra informazione errata, o, sarebbe meglio dire, pensiero errato. Tolkien già nelle Letters esprime tutta la sua volontà e cerca di passare la passione al figlio Christopher, che tra tutti si era mostrato più interessato al lavoro del padre, sia come uomo che come scrittore e studioso.
    5. Christopher Tolkien si è sempre presentato come figlio di Tolkien: qui non ci siamo intesi. Non dicevo che il povero Christopher si sarebbe dovuto chiamare Christopher Lewis per rinnegare il padre, ma che in tutta la sua vita non ha mai fatto pesare il fatto di essere il figlio di Tolkien. Si è avvicinato agli Inklings quando Tolkien era ancora in vita, ha studiato presso Lewis e gli altri membri, ha avuto una carriera accademica niente male, e tutto sempre lontano dal padre. Christopher Tolkien è un gentiluomo inglese, e in Inghilterra il merito vale molto più dei legami di parentela, questo in Italia dobbiamo ancora capirlo, ma proprio tutti noi :P
    6. Christopher Tolkien abbia scelto la via più facile: secondo me è un’opinione un po’ forzata, ti spiego meglio: sarebbe stato semplice se Christopher Tolkien avesse preso le carte del padre e le avesse donate all’editore X per la pubblicazione, come hanno fatto molti altri eredi. C.T. ha invece custodito, arricchito, studiato, fatto filologia d’autore e soltanto poi, con il nome del padre e nemmeno il suo, ha pubblicato ciò che il padre gli aveva lasciato in eredità. Questa non è la strada più semplice, è la strada più complessa, perché non solo ha dovuto fare vera e propria filologia d’autore, ma ha dovuto creare rientrando nello stile del padre, e non è lo stile di uno scrittorello X, è quello di Tolkien, che ha scritto un classico della letteratura, checché se ne dica in Italia. Ha dovuto seguire le orme di un professore, di un filologo, di un mitopoeta, di un cattolico in terra di protestanti, di un soldato, di un marito e di un padre, il suo padre, si è dovuto rendere oggettivo e portare avanti una coscienza intellettuale che non tutti sarebbero stati capaci di portare avanti, perché ha mostrato al mondo anche gli errori del padre, le sue prime bozze, la sua vita privata, e stiamo parlando, non scordiamoci, di un padre morto, con tutti i danni all’oggettività che questo comporta.
    Perciò, definirei Christopher Tolkien come tutto tranne che “malato di soldi”, ma basterebbe anche soltanto citare la causa a Warner Bros e la rinuncia di TUTTI gli introiti, così come quelli del processo, non andati ai figli ma alla Tolkien Estate, società fondata da lui ma non interamente gestita dai figli di Tolkien. Inoltre, anche questo libro è parte di studi e recuperi, non è soltanto una semplice raccolta, quella sì che sarebbe stata la strada più facile!
    In ultimo, prima dici che è malato di soldi e poi dici che le sue azioni sono onorevoli e da stimare, quindi è o non è una persona negativa? :P

    P.S. Quando mi riferisco alle Letters, ovviamente mi riferisco anche quelle che Tolkien inviò al figlio e quelle che il figlio stesso inviò ai membri degli Inklings, non è che il povero Christopher si fece consegnare le Lettere per sbirciarle, molte erano indirizzate a lui, e Tolkien annotava lì i suoi pensieri, le sue correzioni e le sue idee su Arda, come fece durante la Grande Guerra con la moglie Edith :)
     
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  7. Deya
     
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    Il punto uno proprio non lo sapevo, è una cosa molto interessante!
    CITAZIONE
    2. Christopher Tolkien si lagnò degli introiti: Erratissimo! Il figlio di Tolkien fece causa alla Warner Bros non per i soldi, ma perché questi stavano rovinando l’immagine del padre.

    Si, lo sapevo, forse mi sono espressa male, so che Christopher si era lamentato di questa cosa, stavano stravolgendo l'opera!
    Concerne i soldi; non credo che non abbia nemmeno un centesimo dei diritti su quello che ha scritto il padre o sulla versione cinematografica, tuttavia la storia della macchinetta a Las Vegas non la conoscevo.
    Ad ogni modo posso ammirare il fatto che sia stato bravo a recuperare il tutto e non esimermi dal dire che in parte possa averlo fatto per i soldi, una cosa non esclude l'altra :/ o sbaglio?

    Svariate informazioni da te fornite mi hanno reso il tutto più cristallino anche se io sapevo che il Silmarillion JRR lo aveva quasi ultimato, quello che mi dici tu è una novità assoluta:
    CITAZIONE
    J.R.R. Tolkien non avrebbe mai potuto pubblicare il Silmarillion perché…non esisteva.

    e mi lascia perplessa non poco...
    Indubbiamente non ho mai approfondito la faccenda e mi sono limitata ai documentari e qualche intervista.

    CITAZIONE
    4. Tolkien non avrebbe voluto che le sue opere continuassero ad essere pubblicate: Altra informazione errata, o, sarebbe meglio dire, pensiero errato. Tolkien già nelle Letters esprime tutta la sua volontà e cerca di passare la passione al figlio Christopher, che tra tutti si era mostrato più interessato al lavoro del padre, sia come uomo che come scrittore e studioso.

    Per quanto riguarda il punto 4, non ho detto che non avrebbe volut! Ho semplicemente esposto una possibilità. Il padre in punto di morte gli ha mai chiesto di sistemare, rivedere e pubblicare anche gli appunti che pensava non servissero? sono miei quesiti non dati di fatto. Un pò come Ludwig di Baviera e Neuschwanstein; non voleva ci entrasse nessuno a parte se stesso ed ora è meta di orde di turisti in ciabattine e bermuda. :around:

    CITAZIONE
    è un gentiluomo inglese

    Perdonami, ma concerne questo argomento ed i "luoghi comuni su noi italiani" bisognerebbe creare un'altra sezione del forum
     
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    Diciamo che l'ha anche fatto per soldi, ma non tanto per guadagno proprio, visto che poi ha donato tutto alla Tolkien Estate; diciamo che l'ha fatto a fin di bene, ma non bene personale :P
    La citazione "gentiluomo inglese" non voleva essere un luogo comune ma una citazione tolkieniana, forse un pò troppo stretta! Mi spiego meglio: durante la sua vita Tolkien si rifà spesso, anche come uomo del suo tempo, alla classe media inglese e alla borghesia inglese, criticando e descrivendo quella che era la classe sociale di cui faceva parte. Tra le tante caratteristiche di quelli che una volta venivano chiamati "gentiluomini inglesi" v'era proprio il fatto di rifiutare qualsiasi aiuto e/o raccomandazione per cercare di farcela con i propri meriti. Sarebbe comunque interessante discutere in altra sede dei luoghi comuni, anche meno seriamente e divertendoci con essi :)
    Proprio in punto di morte non sappiamo cosa Tolkien disse ai figli, ma sicuramente nelle lettere c'è questa volontà di lasciare al figlio la possibilità di continuare il suo lavoro e di far capire al mondo cosa fosse Arda. In realtà non potremo mai sapere in che modo Tolkien avesse pensato al futuro della sua opera, perchè seppur legati da una relazione fortissima come quella tra padre e figlio, i due sono comunque persone diverse, quindi sicuramente non sarà al 100% come Tolkien aveva in mente; pensiamo anche che Tolkien è morto da quasi mezzo secolo, quindi il mondo è un pò cambiato! :P
    Che dire, spero di averti fatto cambiare, almeno un pò, idea su Christopher Tolkien, che sicuramente si distacca da chi gioca e sperpera l'eredità che possiede. In tutto questo, comunque, non abbiamo risposto al povero Garret :rotfl:
     
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    Il volume sarà pure un operazione commerciale, però ammetto di essere molto intrigato dalla lettura
    :waa:
     
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    CITAZIONE (ventoacqua @ 22/10/2016, 20:53) 
    Il volume sarà pure un operazione commerciale, però ammetto di essere molto intrigato dalla lettura
    :waa:

    Someone help me, please! :rotflmao:
    Da uno degli ultimi articoli di un sito specializzato in Tolkien:

    CITAZIONE
    Beren e Lúthien
    è l’ennesimo riciclaggio di Christopher Tolkien a fini di mero profitto?

    “Ennesimo” è una parola chiave dell’accusa e per un motivo molto semplice. Se anche l’accusatore fosse messo di fronte all’evidenza che di ciò non si tratta, potrebbe obiettare che sia già avvenuto chissà quante volte su autoreferenziale “base empirica”. È chiaro che ciò costituisca un pretesto per poter rivolgere l’accusa a priori. Nella prima pagina abbiamo già mostrato come non esista un particolare motivo per cui il capitolo Beren e Lúthien di Il Silmarillion sia da considerarsi la “versione autentica” da rimaneggiare. Partiamo quindi dal discutere questo “ennesimo“.

    Quando sarebbe già avvenuto?


    Prendiamo in considerazione la visione d’insieme. Christopher Tolkien abbandona la sua posizione di Fellow in Studi Scandinavi e Anglosassoni al New College della Oxford University nel 1975, a 41 anni. È uno dei filologi più brillanti della sua generazione, come il padre. La sua tesi di secondo livello (B.Litt.) è divenuta l’edizione standard della Hervarar saga ok Heiðreks, la saga islandese leggendaria di Re Heidrek il Saggio del XIII sec.; e lo è ancora oggi. Dal 1949, prima da Lecturer, insegna Antico e Medio Inglese e Antico Islandese nell’accademia più prestigiosa al mondo per il campo. Al contrario del padre non ottenne la cattedra in giovane età, tuttavia con l’amico Inkling Neville Coghill ha prodotto tra il 1958 e il 1969 ben 3 edizioni critiche dei Canterbury Tales di Chaucer. Il Chaucer a cura del padre non era stato portato a termine nemmeno dopo una gestazione ventennale.
    Quando il padre muore nel 1973 Christopher sa già di essere stato indicato nelle sue volontà testamentarie come unico esecutore. È difficile dire se si fosse subito reso conto del carico di lavoro che tale posizione poteva comportare. Nell’anno delle sue dimissioni pubblica le traduzioni paterne dei poemi Medio-Inglesi Sir Gawain and the Green Knight, Perla e Sir Orfeo. Nel mentre è immerso nel lavoro di preparazione di Il Silmarillion ed è sicuramente per questo motivo che decide di abbandonare una promettente carriera accademica. Di recente Andy Orchard, attuale Professore Rawlinson&Bosworth di Anglosassone al Pembroke (la stessa cattedra di J.R.R. Tolkien) ha riconosciuto pubblicamente4 la statura di Christopher Tolkien come anglo-saxonist.
    È proprio con la pubblicazione di Il Silmarillion nel 1977 che Christopher si guadagna le prime accuse di speculare sull’opera del padre. Un discreto successo di vendita (sopra le aspettative) per la grande attesa nata tra le generazioni che si davano il cambio nella lettura di Il Signore degli Anelli; una ricezione della critica a tratti così inclemente da far rimpiangere quella riservata al padre 20 anni prima. Nemmeno la maggior parte degli appassionati gradì, anzi molti ne furono scoraggiati e abbandonarono la lettura (un fenomeno che prosegue oggi; il bacino di partenza è stato comunque sufficiente ampio dal mantenerlo un best-seller per diverso tempo e sempre un titolo solidissimo). L’aspettativa generale era imperniata su un’opera nello stile delle storie degli Hobbit, la sensazione fu trovarsi di fronte ad una collezione dal sapore vetero-testamentario di racconti godibili intervallati da inutili lungaggini cronachistiche, indecifrabili nell’insieme, con personaggi ricorrenti difficili da ricordare. Sensazione in parte giustificata e per la gran parte no, poche furono le voci che accolsero favorevolmente il libro e nessuna senza riserve, con punte di sensibile “fuoco amico” da parte di chi aveva già cominciato a difendere Tolkien negli ambienti accademici5.
    Le più accanite non si fecero scrupoli di scagliarsi contro Christopher con l’accusa di aver manomesso gli scritti paterni per sfruttare la popolarità. Probabilmente non si trattava di persone che avevano particolarmente a cuore l’opera, ma è curioso registrare che oggi chi accusa il 94enne Christopher Tolkien di speculare spesso parte dal presupposto che quanto pubblicato in Il Silmarillion costituisca un punto fermo e intoccabile (pretese che, come si è visto nella pagina precedente, non han ragion d’essere) motivo diametralmente opposto a chi lo fece allora.
    [...] Ci si aspetterebbe che una volta vinti tutti gli sfavori del pronostico un sodalizio editoriale volto solo allo sfruttamento del nome dell’autore e del “brand Terra-di-Mezzo”, non si metta più freni. Quello che si osserva invece è che dal 1996, anno in cui il XII vol. di HME The Peoples of Middle-Earth è pubblicato, fino al 2007 con I Figli di Húrin, Christopher Tolkien non cura nessun altro titolo sulla Terra-di-Mezzo e nessun altro titolo in assoluto. Dal 2007 al 2017 in cui uscirà Beren e Lúthien passano altri 10 anni senza un altro libro di J.R.R. Tolkien sulla Terra-di-Mezzo a cura di Christopher. Per l’impressionante numero di 2 libri negli ultimi 20 anni.

    Che ha fatto nel frattempo? Dalle voci che ogni tanto trapelano dai suoi confidenti pare che non passi giorno, pure alla sua venerandissima età, senza ore di studio e preparazione dei manoscritti. Il sottoscritto non può venderla come una certezza provata, ma ne è piuttosto convinto dalla difficoltà con cui queste ammissioni si possono strappare, una riservatezza all’opposto dell’autopromozione. A giudicare dalla continuità con cui si ripetono gli intervalli, si può prendere per buono che si tratta di tempi strutturali. Dieci anni gli ci sono voluti per I Figli di di Húrin, dieci per Beren e Lúthien al netto di La Leggenda Sigurd e Gudrún (2009), La Caduta di Artù (2013) e Beowulf (2014). Canti sul modello germanico e in metro allitterativo, lezioni di traduzione dall’Antico-Inglese… Filologia specialistica e creativa: una manna per chi l’ama, certo, ma una disciplina di cosa poca tendenza che negli ultimi 60 anni si è pure smesso di chiamarla per nome. Non proprio il genere editoriale che si esaurisce in pochi mesi. Per tacere dell’appetibilità dei titoli che ha affidato ad altri curatori (studiosi che hanno avuto accesso ai manoscritti, tra cui i confidenti di cui sopra).

    È Tolkien e vende comunque, non ci piove. Ma se davvero fosse una strategia editoriale di sfruttamento intensivo del “brand” a dispetto dell’autenticità delle opere, be’, bisogna ammettere che o Christopher e il suo editore sono dei pessimi strateghi oppure la copertura è, come dire… sofisticata. Un nuovo libro sulla Terra-di-Mezzo ogni 10 anni non è la rappresentazione ideale di una macchina da soldi. L’eventuale speculatore avrebbe piuttosto un rendimento di un nuovo libro sull’immaginario originale ogni 2, 3, 5 anni se particolarmente pigro.

    Quando è successo, dunque?


    Apparentemente mai, anzi una simile dovizia e pazienza può rispondere solo ad un’ideale artistico sulla forma in cui queste pubblicazioni debbano venire alla luce. Alcuni progetti di curatela hanno occupati interi decenni nella vita di Christopher, da 44 anni interamente dedicata all’opera di suo padre. È opinione condivisa tra chi ha avuto il privilegio di lavorare con lui che nessuno sembra avvicinarsi tanto alla prospettiva che si potrebbe immaginare di suo padre sull’opera quanto lui, che intenda dall’opera elementi inattingibili ad altri che non fosse l’autore stesso, come se queste storie fossero altrettanto sue. Potrebbe sembrare un rilievo superfluo, ma si tratta di un caso con pochi analoghi e che non si comprende senza considerare la vita di Tolkien padre e figlio separate e insieme. In un’intervista a LeMonde balzata agli onori della cronaca come la più radicale dichiarazione di distanza dagli adattamenti cinematografici di Peter Jackson, Christopher ha espresso con grande chiarezza la propria appartenenza alle storie del padre. Qui rivelava, non solo Lo Hobbit, ma i ricordi più antichi che possiede lo vedono ascoltare il padre che gli racconta proprio di quei Tempi Remoti.

    «Per quanto strano possa sembrare, io sono cresciuto nel mondo che lui ha creato.
    Per me, le città del Silmarillion sono molto più reali di Babilonia».
    — C. Tolkien, l’anneau de la discorde, Raphaëlle Rérolle.


    Sono considerazioni estremamente semplici quelle che portano a rigettare senza mezzi termini l’idea che Christopher Tolkien e la Tolkien Estate pianifichino le proprie pubblicazioni principalmente in base al potere di vendita di un titolo (che sarebbe magari il lavoro dell’editore, non del curatore). Considerazioni comprensibili a chiunque abbia a portata di mano un altrettanto semplice elenco bibliografico e condivisibili da chiunque abbia una qualche cognizione della realtà testuale degli scritti di Tolkien, della storia di Christopher, ma anche semplicemente del mercato librario.

    L’Estate gestisce il patrimonio letterario di Tolkien, ma i diritti d’autore della maggior parte delle opere sono affidati all’ente sussidiario Tolkien Trust, un fondo noto al grande pubblico soprattutto per la battaglia legale mossa a Warner Bros. Ent., New Line Cinema e Saul Zaentz Company contro lo sfruttamento di merchandising e materiale multimediale derivato, battaglia di cui è prima parte in causa. Entrambi i soggetti si avvalgono della consulenza e rappresentanza di Cathleen Blackburn dello studio Manches & Co., che dirige tutte le azioni e collaborazioni legali.
    Ciò per cui (tristemente) non è nota Tolkien Trust è il motivo per cui l’ente è effettivamente la prima parte interessata dalla causa. Tolkien Trust è un ente benefico che usa i proventi derivati dal copyright delle opere postume di Tolkien per iniziative trasversali e costanti nel tempo, soprattutto focalizzate sul sostegno all’educazione e alle cure per l’infanzia e la vecchiaia (dal regalare libri a finanziare la ricerca sulle malattie terminali), ma anche donazioni d’emergenza in situazioni di catastrofe umanitaria come per il terremoto di Haiti, interventi ambientali e naturalmente investimenti a supporto di progetti e soggetti operanti in campi umanistici ed artistitici.

    Per chi ha voglia di leggerlo tutto: http://tolkienitalia.net/wp/opere-di-j-r-r...en-e-luthien/2/ :D
     
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  11. Deya
     
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    CITAZIONE (Óláf Eiláfrsson @ 22/10/2016, 15:16) 
    Che dire, spero di averti fatto cambiare, almeno un pò, idea su Christopher Tolkien, che sicuramente si distacca da chi gioca e sperpera l'eredità che possiede. In tutto questo, comunque, non abbiamo risposto al povero Garret :rotfl:

    Sei stato molto esaustivo, grazie! Ovviamente come puoi vedere non sono l'unica che la pensa così... :rotflmao:
    Diciamo che Christopher non è un personaggio così adorabile quindi, per chi non si interessa della Tolkien Estate o magari non è vicino a chi è appassionato del tema, percepisce questo senso di fame monetaria così grave per gli esperti.
    Ovviamente è affezionato al padre ed alle sue opere, indubbiamente ama quello che fa ed essendo una cima della old english literature vede la vastità di possibili opere che gli ha lasciato il padre come un vaso di pandora!
    Naturalmente, immagino, il tutto non lo fa certo per la gloria perchè se Arda e le sue creature non avessero riscosso tutto questo successo, non so quanto ci avrebbe speso del suo tempo sopra un progetto simile....:)


    Amo questa citazione, fa intendere quanto sia legato al progetto :) ma soprattutto esprime ciò che ogni amante delle opere di suo padre pensa!
    CITAZIONE
    «Per quanto strano possa sembrare, io sono cresciuto nel mondo che lui ha creato.
    Per me, le città del Silmarillion sono molto più reali di Babilonia».
    — C. Tolkien, l’anneau de la discorde, Raphaëlle Rérolle.


    Edited by Deya - 24/10/2016, 11:53
     
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    Sono molto contento che siamo riusciti a trovare un punto di contatto! :D
    Sicuramente come persona Christopher non è il top, quindi si fa odiare molto facilmente. La citazione è davvero bella, fa capire molto! :)
     
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    @Garret:

    CITAZIONE
    I contenuti

    Il libro esordirà con la storia nella «sua forma originale», che Hammond & Scull presumono sarà la versione più antica superstite pubblicata nel secondo libro dei Racconti Perduti (The Book of Lost Tales 2), The Tale of Tinúviel (anche se c’è qualche piccola speranza che sia possibile ricostruire alcune parti della versione primigenia che Tolkien aveva scritto a matita sotto l’inchiostro della versione pubblicata…). Nel nuovo libro seguiranno poi «passaggi in prosa e in versi da testi più tardi che illustrano il racconto come è cambiato». Presumibilmente, il testo sarà commentato da Christopher Tolkien e questo darà la possibilità ai lettori di avere una visione panoramica della storia, dal punto di vista sia interno che esterno alla storia della terra di Mezzo. L’enfasi sulla singola storia e la sua evoluzione, la sua contestualizzazione tra versioni precedenti e successive, oltre che in mezzo dell’evoluzione del legendarium a cui appartiene. Un tale approccio potrebbe appartenere alla stessa tradizione accademica seguita nel saggio di Gergely Nagy The great chain of reading: (Inter-)textual relations and the technique of mythopoesis in the Túrin story contenuto in Tolkien the Medievalist a cura di Jane Chance (Routledge 2003). È molto improbabile che verranno seguiti i punti di ricerca compiuti nel saggio, ma sicuramente l’impianto dello studio è validissimo e sarebbe utile per comprendere le variazioni di una delle grandi storie del Silmarillion.

    Le ipotesi possibili

    Sui contenuti del nuovo libro niente di più si sa, in realtà, anche se si può dire ancora qualcosa. In primo luogo, questo libro non sarà per nulla di simile a The Children of Húrin. Sembra probabile che il libro sarà più accessibile al lettore non accademico che può anche non conoscere The History of Middle-earth, ma non sarà un racconto autonomo diverso dal testo della versione originale. Le variazioni di stile, forma, e anche i cambiamenti nella trama, le idee di Tolkien sull’estetica letteraria, sull’etica, tutto questo merita di essere contestualizzato da Christopher. Ad esempio, Carl Hostetter nel suo articolo Elvish as She is Spoke spiega come i cambiamenti nelle idee e nei gusti linguistici si riflettano nell’evoluzione dei suoi linguaggi inventati, così i suoi cambiamenti nei gusti e nelle idee letterarie si riflettono nell’evoluzione delle grandi storie. Finché il libro non sarà pubblicato non si saprà se contiene nuovo materiale. John Garth, in una post sul suo blog, fa alcune speculazioni intriganti sull’uso di possibili testi scritti successivamente al 1917, ma il comunicato stampa HarperCollins ha annunciato che le storie saranno «presentate insieme per la prima volta». Tolkien EdithUn’altra possibile fonte di nuovo materiale potrebbe essere legato all’aspetto più personale dell’autore, per esempio le citazioni dai diari di Tolkien del 1917 o dalle lettere ai suoi figli circa la giornata di Roos o il significato personale della storia. Raramente, però, in passato si è attinto ai diari dello scrittore, che rimangono tuttora inediti e probabilmente contengono pensieri molto personali. Garth ha suggerito che la descrizione del comunicato si adatta molto a testi che sono alla base del Quenta Silmarillion del 1937. Questa sembra una buona congettura, che certamente si adatta bene alle descrizioni rispetto a una semplice riproduzione della storia di Tinúviel dal The Book of Lost Tales 2, perché offre una spiegazione all’apparente incongruenza del comunicato stampa che parla del «racconto epico di Beren e Luthien» nella «sua forma originale», ma che è stato «accuratamente restaurato dai manoscritti di Tolkien e presentato per la prima volta come una storia completamente continua e autonoma». E che suona un po’ come il metodo tipico che Christopher ha usato ne The Children of Húrin.

    Fonte: http://www.jrrtolkien.it/2016/10/23/il-4-m...eren-e-luthien/
     
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    Giusto per trolleggiare ancora un pò: http://tolkienitalia.net/wp/riconoscimenti...lavoro-immenso/ :P
     
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    Sic itur ad Astra

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    Fermo il punto che lo attendo tantissimo!
     
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15 replies since 20/10/2016, 22:03   263 views
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