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Ciao a tutti!
Siccome in questi giorni sono in un turbinio letterario, mangiandomi le mani per il fatto che non abbia il tempo di scrivere qualcosa, volevo farvi qualche domanda in ambito letterario riguardo la capacità di immedesimarsi nei personaggi di un romanzo e/o racconto. Al lavoro mi hanno regalato, per convincermi a leggerlo, A Time of Dread (GoodReads), che è il primo romanzo di una trilogia fantasy. Tale romanzo inizia raccontando le vicende di alcuni ragazzini, immagino per seguire il percorso della loro crescita fino alla loro evoluzione nel mondo creato dall'autore, ma sto avendo difficoltà a immedesimarmi in questi personaggi proprio per il fatto che siano troppo "ragazzini" e i loro conflitti adolescenziali e infantili, e da qui è nata la mia domanda:
Riuscite (ancora) a immedesimarvi in personaggi adolescenti?
Inoltre, per quanto riguarda l'immedesimazione, per voi cambia qualcosa se il romanzo è narrato in terza o in prima persona?
Fatemi sapere, sono curioso!SPOILER (clicca per visualizzare)E forse prima o poi sarete costretti a leggere i miei due ultimi racconti, ormai di un anno e mezzo fa. -
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Penso che fosse partita una conversazione del genere qualche anno fa, personalmente sono in una fase di difficilissima immedesimazione in qualsiasi media, cioè, posso apprezzare molto un'opera ma solitamente con un certo distacco. Già ai tempi dicevo che probabilmente non dipende dalla qualità delle opere, ma dal lettore/fruitore. Nel mio caso penso sia la pressione costante della 'real life' e il pochissimo tempo a disposizione a impedire di tuffarmi totalmente in qualche media e immedesimarmi in toto, cosa che mi capitava ai tempi del signore degli anelli, di Baldur's gate, e così via. Il media che mi ha preso più ultimamente è tw3, e in genere le storie con qualche ingiustizia stile Disney Pixar 😂 o le trame ansiogene. Per quanto riguarda lo stile letterario a mio avviso dipende totalmente dall'abilità dello scrittore nel suo utilizzo. . -
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Probabilmente, givvo, anche per me è cosi. Ripensandoci, perchè davvero pensavo che fosse un problema di lontananza di anni tra me e i protagonisti, è davvero tanto tempo che non riesco ad immedesimarmi in personaggi di un media, che sia videogioco o libro, è tutto troppo distante per me, e forse è la "troppa realtà" la causa di questo. Sono d'accordo quando dici che non (tutto) dipende dalla qualità dello scritto, perchè l'immedesimazione parte dal lettore, deve secondo me scattare qualcosa dentro di lui purchè si riesca a raggiungere un'immedesimazione corretta. . -
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Si, mi ricordo quando mi creavo i pg dei videogiochi come avrei voluto essere io 😂 o quando sognavo di essere qualche eroe nei libri😁 invidio un po'la gente che vive solo per il lavoro e le cose concrete, io andrei in pensione anche domani per dedicarmi alle mie cazzate e allora sì che riuscirei ad immedesimarmi 😁 . -
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Quando scrissi The Genetic Scanner, cercai di immedesimarmi in 4 degli 8 personaggi principali, facendo narrare ciascuno dei 33 capitoli a uno di loro in prima persona. Nessun capitolo è firmato, e il lettore deve intuire chi è il narratore di turno. Ho dovuto studiare la psicologia di ciascuno, perché cambiasse lo stile narrativo (uno prende il giro il lettore, uno difende il lettore, un altro è tecnico, e poi c’è il narratore che rappresenta me). Ci ho impiegato quasi 40 mesi, ma sono soddisfatto del risultato.
Dopo averlo pubblicato nel 2010, ho scritto un racconto breve in prima persona, che ha vinto un premio nazionale.
In precedenza, sceglievo di narrare in terza persona, ma mi lasciavo sempre emozionare dal racconto, passando giorni e notti a pensarci.. -
.Riuscite (ancora) a immedesimarvi in personaggi adolescenti?
L'ultima volta che sono riuscito ad immedesimarmi in un personaggio adolescente è stato con i libri di Tad Williams, ciclo delle tre spade
Per rispondere in generale, non vorrei scendere nell'ovvio ma dipende fortemente da quanto il personaggio sia simile al lettore/fruitore del media
Nella mia ultima esperienza con Tyranny, ad inizio partita riuscivo ad essere abbastanza coerente con il personaggio, ma quando dopo un pò andavo in "automatico" tendevo inevitabilmente ad essere me stesso. Quindi credo che più è grande la differenza personaggio/fruitore e più "concentrazione" sia necessaria per trasformarsi, e venga meno naturale immedesimarsi. -
.Quando scrissi The Genetic Scanner, cercai di immedesimarmi in 4 degli 8 personaggi principali, facendo narrare ciascuno dei 33 capitoli a uno di loro in prima persona. Nessun capitolo è firmato, e il lettore deve intuire chi è il narratore di turno. Ho dovuto studiare la psicologia di ciascuno, perché cambiasse lo stile narrativo (uno prende il giro il lettore, uno difende il lettore, un altro è tecnico, e poi c’è il narratore che rappresenta me). Ci ho impiegato quasi 40 mesi, ma sono soddisfatto del risultato.
Dopo averlo pubblicato nel 2010, ho scritto un racconto breve in prima persona, che ha vinto un premio nazionale.
In precedenza, sceglievo di narrare in terza persona, ma mi lasciavo sempre emozionare dal racconto, passando giorni e notti a pensarci.
Bisogna anche ammettere che, quando si crea, il ragionamento riguardo l'immedesimazione è diverso rispetto ad essere fruitore di qualcosa. La differenza tra creatore e fruitore secondo me non va messa da parte tanto facilmente, e la mia prima domanda si rifaceva maggiormente all'ambito della fruizione, in realtà (per quanto la tua risposta offra molto!).
Nella mia (piccola) esperienza da scrittore, ho creato molti personaggi diversi tra loro, cercando molte volte di creare qualcosa che fosse diversa da me e dalla mia psicologia, ma quando qualcuno che mi conosce approfonditamente legge quello che ho scritto, riconosce frammenti della mia storia o della mia personalità nei miei scritti. Potrebbe essere un limite mio, su questo non c'è dubbio, ma è anche vero che secoli di teoria letteraria hanno posto molte volte la propria attenzione su questo particolare, e una buona parte dei teorici (o critici, che dir si voglia) ha individuato la genesi stessa della creazione come un qualcosa di personale, frammentando soprattutto gli scrittori naturalisti dell'Ottocento, che pensavano di poter scrivere staccandosi del tutto dalla soggettività.
Per quanto riguarda la narrazione, personalmente sono eternamente diviso. Scrivere in terza persona mi permette di giocare maggiormente con l'ambiente, con le descrizioni e con i contesti in generale, mentre scrivere in prima persona mi permette di entrare nel profondo della testa del personaggio e rivelare le più oscure pieghe della sua psiche, come una sorta di stream of consciousness negativo.
@marcogpl: Personalmente, ad esempio, posso anche riconoscere le somiglianze con un dato personaggio, o con comportamenti di un dato personaggio, ma comunque non riesco ad immedesimarmi in lui/lei, non riesco ad entrare nel mondo della finzione e portarlo in quello reale, come se, appunto, ormai si fosse del tutto rotto il ponte tra il Mondo Primario e quello Secondario.
Per curiosità, quanti anni avevi quando hai letto i libri di Tad Williams?. -
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all'incirca 2exp5+radq9 . -
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Cavolo, è straordinario come a 87 anni tu sia riuscito a immedesimarti in un adolescente!. -
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sembra che qualcuno sia debolucico in matematica (...e potrei anche essere io)
Comunque in italiano avrei voluto scrivere "due alla quinta più radice quadrata di nove". -
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Giovane dentro 😁.