Il senso dei videogiochi

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    Ciao a tutti, volevo esprimere un pensiero su cui sto rimuginando da un po'...
    Mi piace molto giocare ai videogiochi: mass effect, dragon age e fallout sono fra i miei preferiti e ci spendo volentieri un'oretta quando posso. Lo sapete anche voi: belle storie, personaggi intrigati, immersione nell'ambientazione... Ma poi quando si finisce si torna al mondo normale e non posso fare a meno che domandarmi: che senso ha giocare ai videogiochi? Io mi diverto ma in fondo sento come se in realtà non lo abbia ma paradossalmente certe volte mi sento come se ne avessi bisogno oppure come se il mondo del videogioco abbia più senso nonostante tutto. Forse è perché in una realtà virtuale le cose funzionano sempre allo stesso modo, ci sono come dei tracciati che poi non ritrovo nel mondo vero... E non so, forse è una riflessione un po' strana (vi prego non prendetemi per pazza XD) ma ho pensato di lasciarla qui perché credo che solo altre persone che abbiano la passione per i videogiochi possano capire...
    Che ne dite? Che senso date voi al giocare ai videogiochi?
     
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    bhe è una cosa molto soggettiva a parer mio... Io per esempio gioco ai videogiochi perchè non ho di meglio da fare , no che non abbia una vita sociale ma siccome i miei amici si trovano un po lontani da dove abito io e non sto sempre ad uscire con loro (sopratutto perchè ancora non ho preso la patente :rotfl:) , sopratutto durante l'inverno che sto bello che incasinato con la scuola. Poi anche per esempio , io sono una persona che "vaga molto di fantasia" perchè leggo un sacco di libri , (e si a 19 anni) mi vedo ancora qualche cartone animato :rotfl: (tanto per citare : adventure time - steven universe e altri) e anche anime e giù di li.

    Insomma i videogiochi come tanto altro sono un modo per vagare con la fantasia , per sforgarsi e trovare un attimo in un mondo fantastico :D
     
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    Io ho quasi 20 anni e guardo anch'io alcuni cartoni (se non l'hai visto ti consiglio Avatar: la leggenda di Aang), mi piace leggere e fantasticare. Per quanto riguarda la vita sociale, ho delle amiche ma nemmeno io esco spesso, però più perché non si riesce mai ad organizzarsi. Però boh, certe volte mi sembra di dare troppa importanza ai videogiochi e mi chiedo se non dovrei dedicarmi ad altro...
    Insomma, crisi esistenziale del raggiungimento di un quinto di secolo :wacko:
     
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    CITAZIONE (GiulsN7 @ 1/6/2018, 20:09) 
    Io ho quasi 20 anni e guardo anch'io alcuni cartoni (se non l'hai visto ti consiglio Avatar: la leggenda di Aang), mi piace leggere e fantasticare. Per quanto riguarda la vita sociale, ho delle amiche ma nemmeno io esco spesso, però più perché non si riesce mai ad organizzarsi. Però boh, certe volte mi sembra di dare troppa importanza ai videogiochi e mi chiedo se non dovrei dedicarmi ad altro...
    Insomma, crisi esistenziale del raggiungimento di un quinto di secolo :wacko:

    ahaha considera che non ho specificato ma a settembre ne faccio venti :rotfl:. La leggenda di aang lho vista tutta quando avevo circa 13/14 anni mi pare , molto carino come cartone.

    Eh io sto in crisi con gli esami di stato :facepalm:

    Alla fine come dicevo sopra , almeno per il mio punto di vista , videogiocare ecc serve per distaccarsi dalla realtà anche per 5 minuti e fantasticare un po

    ps.
    è bello sapere che nel forum ci sono dei miei coetanei :rotfl: ora ci manca solo che sei di roma :D
     
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    Idem, però sono di un paesello sperduto del nord,
    vicino a Como :(


    Brutta cosa l'esame di Stato... Pensa che io l'anno scorso l'ho fatto con mass effect andromeda che mi aspettava sulla mensola XD
    Grazie della risposta :)
     
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    Se ci pensi, la domanda potrebbe ampliarsi a moltre altri aspetti della vita. Senza essere troppo filosofici, videogiocare può essere una passione, uno sport o semplicemente un passatempo. Il senso dell’azione stessa si deve poi ritrovare in noi stessi: videogiocare può significare distrarsi dalla vita di tutti i giorni, può significare viaggiare in mondi dalle sfaccettature poliedriche, può significare anche crescere, soprattutto se si gioca da giovanissimi.
    Secondo me non c’è bisogno di trovare un significato profondo all’azione di videogiocare, perchè come ogni cosa, ha la sua caducità, ha il suo senso di esistere in determinati momenti e situazioni della propria vita, e va preso per ciò che è.
    Sei-sette anni fa pensavo di non poter vivere senza i videogiochi, erano il mio ponte verso un mondo “sicuro” perchè distante dai problemi che stavo affrontando, tanto che nella mia vita era diventato quasi un rituale quello di rifugiarsi nei videogiochi, ma crescendo ho imparato a separare nettamente la vita dagli svaghi e ora videogiocare è, appunto, soltanto uno svago. È divertente, rilassante, certe volte ci mette davanti nuove sfide, spesso ci fa entrare in storie fantastiche come i migliori libri...e certe volte è soltanto il modo per stare un pò in pace!
    Il mio consiglio, per quello che possa valere, è prendere i videogiochi per quello che sono, trasformarli in un’esperienza positiva e far sì che siano una parte della nostra vita, senza togliere nulla alle altre parti :)
     
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    Probabilmente è solo il periodo che mi fa pensare così, come era stato anche per te. Grazie della risposta :)
     
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    CITAZIONE (GiulsN7 @ 1/6/2018, 21:03) 
    Idem, però sono di un paesello sperduto del nord,
    vicino a Como :(


    Brutta cosa l'esame di Stato... Pensa che io l'anno scorso l'ho fatto con mass effect andromeda che mi aspettava sulla mensola XD
    Grazie della risposta :)

    Vicino a Como dove? :D

    Tra un po' possiamo organizzare un raduno Roma vs. Resto del mondo :rotflmao:

    Condivido gran parte di quello che dice Olaf e penso che tutto dipenda dal momento della vita che si sta attraversando e dello sviluppo naturale della psiche. Parlando con diverse persone, emergeva un tratto comune a tutti, che è il calo dell'immedesimazione nelle storie e soprattutto nei PG col passare degli anni. Mentre fino all'adolescenza ci si immedesima nei propri eroi in maniera a volte incredibile, con tanto di desiderio di emulazione, e si viene rapiti completamente dalle storie dei vari media, su tutti il romanzo a mio parere, crescendo diventa più difficile e ci si focalizza più anche sul lato tecnico e artistico delle varie opere, venendo colpiti magari da quelle che toccano più profondamente le nostre corde emotive personali. Secondo la psicologia (e anche la logica, volendo) il motivo è che fino all'adolescenza, più o meno variabile come termine, non si ha una personalità del tutto formata e si cerca di compensare anche pesantemente coi propri modelli, pure di fantasia. Ricordo che da ragazzo mi perdevo completamente in saghe anche non di grandissima qualità, ma trascinanti e me ne fregava poco in fin dei conti del mondo reale, nonostante i successi a scuola e sportivi. Avrei passato 24 ore al giorno tra libri e videogiochi :D
    Devo ammettere che il punto di non ritorno è stato il metter su casa, che unito al lavoro mi hanno tolto tutto il tempo libero e mi hanno lanciato verso una irreversibile dimensione di concretezza in cui livellare il pavimento del solaio con la malta, trapanare e fare altri lavori per mettere in ordine la mia mini palestra, mi danno più soddisfazione che livellare un PG, che alla fine, se vuoi, ti dà molto, ma lascia un senso di vuoto quando hai finito il gioco.
    Ammetto che se tornassi indietro ora, pur con tutta la ricchezza e il bagaglio di fantasia più o meno utile che mi hanno donato, passerei molto meno tempo coi VG e mi butterei anima e corpo sul costruire cose concrete e su corsi di formazione, cosa che paradossalmente sto facendo ora che ho pochissimo tempo a disposizione, ma una testa diversa e ho iniziato a capire chi sono.
    E sicuramente per chi ha figli, la variabile vita reale subentra all'ennesima potenza, coi VG magari presenti come piccolo santuario/saltuario sicuro.
     
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    Io riesco a immedesimarmi ancora molto però come dici tu finito di giocare lascia un po' un senso di vuoto... Ma non è che io non faccia nulla di più concreto: sport, musica, università... Sarà proprio il periodo :unsure:

    Fra poco qui apriamo uno studio di psicologia :rotflmao:
     
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    CITAZIONE (GiulsN7 @ 1/6/2018, 18:19) 
    Che ne dite? Che senso date voi al giocare ai videogiochi?

    lo stesso senso che do al leggere un libro, guardare la televisione, o qualsiasi altro intrattenimento.
    E' il contenuto che per me fa la differenza., non il mezzo.

    Per fare un esempio, la mia esperienza nel giocare a Pillars of Eternity è più vicina a chi si incontra di sera con un gruppo di amici per una sessione di ruolo (mezzo diverso) a chi magari gioca a Fifa18 (stesso mezzo).

    E' diffuso il preconcetto che lega l'uso del videogioco alla perdita di tempo, anche se spesso la critica viene da chi fa il Sudoku o segue la più infima delle telenovelas :D

    CITAZIONE (GiulsN7 @ 1/6/2018, 18:19) 
    come se il mondo del videogioco abbia più senso nonostante tutto. Forse è perché in una realtà virtuale le cose funzionano sempre allo stesso modo, ci sono come dei tracciati che poi non ritrovo nel mondo vero...

    nel mondo dei videoiochi c'è la sicurezza (a meno di bug :P ) che se c'è una quest c'è una soluzione, per qualsiasi "sfida" posta c'è sicuramente un modo per superarla. ovviamente la realtà è diversa....

    In un certo senso per me rispecchia lo shock del passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro. A scuola in un'interrogazione (ma ci saranno ancora? Boh) o un compito in classe le domande che vengono poste hanno sicuramente una risposta che si trova nel programma svolto. Quando ci si trova invece nel mondo reale del lavoro è possibilissimo che il problema che si ha davanti non è risolvibile, o non è ad una portata temporale/economica accettabile.

    CITAZIONE (gv11 @ 6/6/2018, 19:29) 
    Ammetto che se tornassi indietro ora, pur con tutta la ricchezza e il bagaglio di fantasia più o meno utile che mi hanno donato, passerei molto meno tempo coi VG e mi butterei anima e corpo sul costruire cose concrete e su corsi di formazione, cosa che paradossalmente sto facendo ora che ho pochissimo tempo a disposizione, ma una testa diversa e ho iniziato a capire chi sono.
    E sicuramente per chi ha figli, la variabile vita reale subentra all'ennesima potenza, coi VG magari presenti come piccolo santuario/saltuario sicuro.

    per esperienza, non è detto che tra qualche anno non cambierai nuovamente idea, e penserai di aver perso tempo in corsi di formazione e costruire cose concrete :rotflmao:
     
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    CITAZIONE (marcogpl @ 7/6/2018, 16:14) 
    CITAZIONE (GiulsN7 @ 1/6/2018, 18:19) 
    Che ne dite? Che senso date voi al giocare ai videogiochi?

    lo stesso senso che do al leggere un libro, guardare la televisione, o qualsiasi altro intrattenimento.
    E' il contenuto che per me fa la differenza., non il mezzo.

    Per fare un esempio, la mia esperienza nel giocare a Pillars of Eternity è più vicina a chi si incontra di sera con un gruppo di amici per una sessione di ruolo (mezzo diverso) a chi magari gioca a Fifa18 (stesso mezzo).

    E' diffuso il preconcetto che lega l'uso del videogioco alla perdita di tempo, anche se spesso la critica viene da chi fa il Sudoku o segue la più infima delle telenovelas :D

    CITAZIONE (GiulsN7 @ 1/6/2018, 18:19) 
    come se il mondo del videogioco abbia più senso nonostante tutto. Forse è perché in una realtà virtuale le cose funzionano sempre allo stesso modo, ci sono come dei tracciati che poi non ritrovo nel mondo vero...

    nel mondo dei videoiochi c'è la sicurezza (a meno di bug :P ) che se c'è una quest c'è una soluzione, per qualsiasi "sfida" posta c'è sicuramente un modo per superarla. ovviamente la realtà è diversa....

    In un certo senso per me rispecchia lo shock del passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro. A scuola in un'interrogazione (ma ci saranno ancora? Boh) o un compito in classe le domande che vengono poste hanno sicuramente una risposta che si trova nel programma svolto. Quando ci si trova invece nel mondo reale del lavoro è possibilissimo che il problema che si ha davanti non è risolvibile, o non è ad una portata temporale/economica accettabile.

    CITAZIONE (gv11 @ 6/6/2018, 19:29) 
    Ammetto che se tornassi indietro ora, pur con tutta la ricchezza e il bagaglio di fantasia più o meno utile che mi hanno donato, passerei molto meno tempo coi VG e mi butterei anima e corpo sul costruire cose concrete e su corsi di formazione, cosa che paradossalmente sto facendo ora che ho pochissimo tempo a disposizione, ma una testa diversa e ho iniziato a capire chi sono.
    E sicuramente per chi ha figli, la variabile vita reale subentra all'ennesima potenza, coi VG magari presenti come piccolo santuario/saltuario sicuro.

    per esperienza, non è detto che tra qualche anno non cambierai nuovamente idea, e penserai di aver perso tempo in corsi di formazione e costruire cose concrete :rotflmao:

    Su pillars mi trovi più che d'accordo, infatti personalmente lo trovo molto più godibile in pieno relax prenanna, le poche volte che mi è concesso :D

    Sull'ultima frase: guarda, tutto è possibile, ho una lista di giochi presi in supersaldo su steam che ancora spero di giocare... quando diventerò ricco/cambierò lavoro/andrò in pensione (non è una battuta, mio padre è un videogiocatore incallito, seppur di titoli pessimi :D), ma essendo la curiosità il motore che mi spinge/stimola, penso di aver cambiato un po' prospettiva rispetto ai VG, che, escludendo qualche eccezione, difficilmente portano innovazioni di questi tempi, mentre a 14 anni o giù di là era tutto nuovo e da esplorare. Quel tipo di entusiasmo non torna più, pur ammettendo ritorni di fiamma ciclici come diceva Giuls.
     
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    CITAZIONE (gv11 @ 7/6/2018, 23:12) 
    Quel tipo di entusiasmo non torna più, pur ammettendo ritorni di fiamma ciclici come diceva Giuls.

    si, più o meno è quello che intendevo, ma citerei anche Radiofreccia:

    Credo che un'Inter come quella di Corso, Mazzola e Suarez non ci sarà mai più, ma non è detto che non ce ne saranno altre belle in maniera diversa.

    nel senso che è vero che non sarà mai come a 14 anni o giù di lì, ma non è detto che non sia lo stesso gratificante sotto altri aspetti
     
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    CITAZIONE (gv11 @ 6/6/2018, 19:29) 
    Parlando con diverse persone, emergeva un tratto comune a tutti, che è il calo dell'immedesimazione nelle storie e soprattutto nei PG col passare degli anni. Mentre fino all'adolescenza ci si immedesima nei propri eroi in maniera a volte incredibile, con tanto di desiderio di emulazione, e si viene rapiti completamente dalle storie dei vari media, su tutti il romanzo a mio parere, crescendo diventa più difficile e ci si focalizza più anche sul lato tecnico e artistico delle varie opere, venendo colpiti magari da quelle che toccano più profondamente le nostre corde emotive personali.

    Come non quotarti! Purtroppo me ne rendo sempre più conto di non essere più capace a immedesimarmi nei protagonisti dei libri e dei videogiochi. Forse sono cresciuto un pò troppo prima del tempo, ma ormai è come se ci fosse un velo che non si può squarciare tra la vita reale e il porto "sicuro" rappresentato da personaggi e situazioni di fantasia. Sicuramente anche aver studiato critica e teoria di arte e letteratura mi ha portato a fare diversi tipi di ragionamento quando vengo posto davanti a un'opera di fantasia (o creazione, come piace ad alcuni), ma ormai lo stupore tipico dell'adolescenza è svanito davvero nel nulla.
    Ma magari sono soltanto io ad essere vecchio dentro, eh :rotflmao:
     
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    È quel meccanismo che ti fa dire: che trovata intelligente o 'come ha reso bene quel passaggio' o 'che descrizione poetica' invece di farti trasportare dal passaggio che hai letto/visto in sé. È un po' vome quando acquisisci molta competenza professionale e si crea un certo tipo di distacco in cui c'è sempre l'ombra del giudizio tecnico.
     
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    CITAZIONE (gv11 @ 13/6/2018, 21:15) 
    È quel meccanismo che ti fa dire: che trovata intelligente o 'come ha reso bene quel passaggio' o 'che descrizione poetica' invece di farti trasportare dal passaggio che hai letto/visto in sé. È un po' vome quando acquisisci molta competenza professionale e si crea un certo tipo di distacco in cui c'è sempre l'ombra del giudizio tecnico.

    Andando un pò off-topic, mi è successa la stessa cosa dopo un esame all'universitá in cui si era approfondita veramente tanto la genesi del racconto delll'Ottocento e la teoria del racconto di Poe. Focalizzandomi proprio sulla figura di Poe (e di Pirandello in Italia per il Novecento) e studiando la persona, l'autore e il suo metodo di creazione, non ho saputo più leggere Poe come lo leggevo prima dell'esame, come se appunto si fosse creato un distacco, un velo, come dicevo prima.
     
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