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.come se appunto si fosse creato un distacco, un velo, come dicevo prima.
ma allora è semplice, basta chiamare Solas e vi squarcia il Velo in men che non si dica. -
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A me faceva più Schopenhauer e il velo di Maya, veramente . -
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IT
Sono "coevo" di Givvì e da bambino avevo imparato a gestire il necessario di MS-DOS su un 386 con co-processore matematico, per qualche anno prima di passare a un Pentium 133Mhz. Avevo avuto in regalo SEGA Master System e ci giocavo con fratelli, cugini, amici anche due alla volta; sul PC facevamo a turno su giochi single-player. Quando il gioco occupa il 30-40% del tempo da svegli, tra sport o altre attività fisiche, resta spazio per i videogiochi; erano ancora un modo per socializzare di persona nell'epoca in cui le sale-giochi stavano scendendo di moda. Tra i diciotto e i ventotto è stato un calare discontinuo ma persistente di disponibilità di tempo e di energie per i videogiochi, sono tornato ad apprezzare qualche gioco da tavolo, senza avere console o giochi sul PC. Sul cellulare ho solo una App di gioco, Lichess.org, anche se ora ho troppi "social" installati: quattro; anche questi ultimi sono una possibilità di evasione da ciò che è proprio e dovrei centellinarne l'uso. Probabilmente i videogiochi li ho abbandonati progressivamente quando da sfida - elemento che tuttora mi muove - sono stati accellerati verso l'essere alternativa alla realtà.. -
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Non è una domanda da troll e/o da arrogante, specifico, ma sono curioso. Da quello che hai scritto sembra che per te il videogioco sia negativo nel momento in cui perde il senso di sfida per diventare una realtá altra, o ho semplicemente sbagliato io a interpretare?
Secondo me i videogiochi, come anche i libri, posso essere un'alternativa positiva alla realtá, senza che ovviamente vi sia il bisogno di alienarsi troppo nella loro dimensione.. -
Kibanaru daioh.
User deleted
Io sono d'accordo con chi ha detto che il senso è molto simile a quello di leggere un libro. Vivo i videogiochi così come vivo la lettura di un romanzo o la visione di un film, telefilm, anime o altro. Ovvero come la possibilità di "vivere" storie e mondi lontani dalla mia quotidianità. Forse mi immergo troppo, ma finisco sempre col considerare i personaggi dei romanzi (ma anche di videogiochi e film) come dei "vecchi amici". Tant'è che finita la trilogia di MA mi sono sentito proprio come se stessi salutando degli amici o, forse è il termine più adatto, dei compagni d'avventura.
Infatti prediligo i videogiochi che mi permettono di approfondire per lo più due aspetti: esplorazione e trama, così ho la possibilità di visitare virtualmente un mondo di fantasia ma anche di viverne le storie. In questi termini la mia esperienza più profonda l'ho avuta fuori dal mondo dei videogiochi, con le sessioni di D&D.. -
.Forse mi immergo troppo, ma finisco sempre col considerare i personaggi dei romanzi (ma anche di videogiochi e film) come dei "vecchi amici". Tant'è che finita la trilogia di MA mi sono sentito proprio come se stessi salutando degli amici o, forse è il termine più adatto, dei compagni d'avventura.
[...]In questi termini la mia esperienza più profonda l'ho avuta fuori dal mondo dei videogiochi, con le sessioni di D&D.
Ecco, è proprio quel senso di immedesimazione che ormai è andato completamente a morire per quanto mi riguarda, e questo succede con libri, film e videogiochi, purtroppo.
D&D per un lunghissimo periodo ha rappresentato un pò l'apoteosi della fantasia e dell'immedesimazione in un personaggio, per quanto mi riguarda, ma il tutto era anche potenziato dall'interazione sociale e culturale di individui diversi. -
Kibanaru daioh.
User deleted
Forse mi immergo troppo, ma finisco sempre col considerare i personaggi dei romanzi (ma anche di videogiochi e film) come dei "vecchi amici". Tant'è che finita la trilogia di MA mi sono sentito proprio come se stessi salutando degli amici o, forse è il termine più adatto, dei compagni d'avventura.
[...]In questi termini la mia esperienza più profonda l'ho avuta fuori dal mondo dei videogiochi, con le sessioni di D&D.
Ecco, è proprio quel senso di immedesimazione che ormai è andato completamente a morire per quanto mi riguarda, e questo succede con libri, film e videogiochi, purtroppo.
D&D per un lunghissimo periodo ha rappresentato un pò l'apoteosi della fantasia e dell'immedesimazione in un personaggio, per quanto mi riguarda, ma il tutto era anche potenziato dall'interazione sociale e culturale di individui diversi
Beh, scusandomi per l'OT, ma D&D è D&D. Se hai la giusta compagnia ci si diverte parecchio l'ultima volta sono tornato a fare il master, purtroppo i giocatori però hanno disertato per impegni vari e sono rimasto con un party da 2 xd alla fine mi sono arreso.
Comunque, almeno per me e per quanto riguarda i videogiochi, aiuta molto la creazione del personaggio in termini di immersività. Se posso creare il mio personaggio, soprattutto graficamente, finisco col sentirmi di più parte della storia. Non so se lo fai anche tu e magari non ottieni comunque quel senso di immersività, ma magari potresti provare a creare tuoi avatar il più personalizzati possibile, anche usando mod eventualmente.. -
.Forse mi immergo troppo, ma finisco sempre col considerare i personaggi dei romanzi (ma anche di videogiochi e film) come dei "vecchi amici". Tant'è che finita la trilogia di MA mi sono sentito proprio come se stessi salutando degli amici o, forse è il termine più adatto, dei compagni d'avventura.
[...]In questi termini la mia esperienza più profonda l'ho avuta fuori dal mondo dei videogiochi, con le sessioni di D&D.
Ecco, è proprio quel senso di immedesimazione che ormai è andato completamente a morire per quanto mi riguarda, e questo succede con libri, film e videogiochi, purtroppo.
D&D per un lunghissimo periodo ha rappresentato un pò l'apoteosi della fantasia e dell'immedesimazione in un personaggio, per quanto mi riguarda, ma il tutto era anche potenziato dall'interazione sociale e culturale di individui diversi
Quoto... per me il grosso cambiamento è stato quando sono passato dall'arrivare a casa dal lavoro senza pensieri a quando l'arrivare a casa è diventato un po' un secondo lavoro
Ma il succo del pensiero è quello, la full immersion psicologica diventa più difficile.. -
.Quoto... per me il grosso cambiamento è stato quando sono passato dall'arrivare a casa dal lavoro senza pensieri a quando l'arrivare a casa è diventato un po' un secondo lavoro
Ma il succo del pensiero è quello, la full immersion psicologica diventa più difficile.
@Kibanaru daioh: Non è questione di cosmetica, come dicevo è proprio qualcosa dato da molti fattori che vanno dagli impegni della vita di tutti i giorni fino ad un distacco dai "Mondi Secondari" che mi rendono il tutto un pò troppo alieno. -
.Non è una domanda da troll e/o da arrogante, specifico, ma sono curioso. Da quello che hai scritto sembra che per te il videogioco sia negativo nel momento in cui perde il senso di sfida per diventare una realtá altra, o ho semplicemente sbagliato io a interpretare?
Secondo me i videogiochi, come anche i libri, posso essere un'alternativa positiva alla realtá, senza che ovviamente vi sia il bisogno di alienarsi troppo nella loro dimensione.
I videogiochi sono per il tempo libero, se c'è. Senz'altro non mi è piaciuta la tendenza di assorbire sottilmente o tutto il tempo o tutto il denaro disponibile da parte di molti videogiochi, senza nemmeno curare le difficoltà estreme, tagliandole dalle curve di apprendimento. Vedo l'aspetto ludico in particolare in quest'ultimo aspetto, quello della difficoltà!. -
.Non è una domanda da troll e/o da arrogante, specifico, ma sono curioso. Da quello che hai scritto sembra che per te il videogioco sia negativo nel momento in cui perde il senso di sfida per diventare una realtá altra, o ho semplicemente sbagliato io a interpretare?
Secondo me i videogiochi, come anche i libri, posso essere un'alternativa positiva alla realtá, senza che ovviamente vi sia il bisogno di alienarsi troppo nella loro dimensione.
I videogiochi sono per il tempo libero, se c'è. Senz'altro non mi è piaciuta la tendenza di assorbire sottilmente o tutto il tempo o tutto il denaro disponibile da parte di molti videogiochi, senza nemmeno curare le difficoltà estreme, tagliandole dalle curve di apprendimento. Vedo l'aspetto ludico in particolare in quest'ultimo aspetto, quello della difficoltà!
Si, diciamo che una volta se passavi molto tempo su un gioco era per sventrarlo per bene nei minimi particolari e perchè ti piaceva molto ambientazione e il resto. La tendenza di oggi è puntare su durate lunghe e difficoltà risibili e molto guidate, una specie di oppio per videogiocatori che invece di stimolare i sensi crea semplicemente dipendenza. Penso tutto sia iniziato dai MMORPG sandbox. Si può vedere anche dalle durate dei VG, prima solo alcuni RPG superavano la decina di ore per arrivare anche a 100, ma erano ore dense di gameplay e quest varie, mentre gli action, platform o FPS si risolvevano in 10 ore o meno come è giusto che sia, dato che sono veri e propri 'concentrati' di azione. Adesso si inserisce dovunque una pseudo dimensione rpg spesso fuori luogo, solo per allungare il brodo e creare appunto dipendenza.
Chi non ricorda i primi tomb raider, con passaggi molto difficili e tecnici solo per finire il gioco basilarmente, o giochi come crash bandicoot, che dietro ad una facciata colorata e comica erano veri e propri 'soulslike' platform.
Per fortuna si è risvegliata la parte indie, che sforna spesso prodotti validi, anche romantici o ben curati e comunque di atmosfera.
Citerei Rogue Legacy, la cui longevità è basata puramente sulla enorme difficoltà e sfida continua.. -
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Nella mia esperienza personale posso condividere il pensiero di molti, i quali scrivono che la riduzione del tempo a disposizione per giocare è quello che mina di più l'immedesimazione nei videogiochi.
Cerco di spiegarmi meglio riportando degli esempi concreti.
Prendo dei titoli a caso eh, però a suo tempo iniziavi Baldur's Gate, oppure Mass Effect e ti preparavi a sessioni di 4/5 ore, che personalmente nei weekend diventavano anche molto più lunghe e ti ritrovavi a fare delle pause solo per pranzare o cenare. Non vedevi l'ora di tornare in postazione per vedere come si evolveva la storia.
Da un certo momento in poi, la famiglia è cresciuta e almeno per me il rapporto con il mondo dei videogiochi è diventato molto diverso.
Si lavora tutto il giorno e quando si torna a casa stremati si tenta di condividere il tempo rimasto a disposizione con la famiglia.
Ci si ritrova così ad affrontare sessioni da un'ora quando va bene.
In questi giorni ho provato ad iniziare PoE e in sessioni di un'ora riesco a malapena a svolgere un paio di combattimenti ed esplorare si e no un piano di un dungeon.
Queste sessioni di gioco così... "mordi e fuggi" fanno perdere l'immedesimazione perché si è costretti il più delle volte a riprendere in mano il diario e andare a leggere cosa bisognava fare o si stava tentando di fare. Come sviluppare il pg e i membri del party ad ogni avanzamento di livello. Lascio immaginare quante cose si perdono per strada a discapito dell'immedesimazione.
Il gioco è diventato più un intrattenimento nudo e crudo e arrivo a comprendere chi decide di comprare una console per spalmarsi sul divano la sera un'oretta e giocare a Diablo.
Si sfrangiano ottomila demoni in un'ora e poi si chiude tutto, se ci si riesce, perché il più delle volte si finisce a ronfare davanti al televisore.
Lo so che sto dipingendo un'immagine tediosa, però purtroppo capitano anche queste cose.
Poi dai uno sguardo alla tua libreria di Steam e...
Skyrim - 1193 ore
Fallout 4 - 393 ore
Warframe - 289 ore
X-com - 240 ore
Total War: Warhammer - 174 ore
Shadow of War - 143 ore
Elex - 137 ore
ecc, ecc, ecc...
Diversi matrimoni sono saltati per molto meno
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